Archive for giugno, 2010


Esami

E’ finita!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
All’una Ire ha salutato la commissione d’esame e insieme ci siamo dirette ancora molto tese verso il mercatino di San Lorenzo,dove sedute sui gradini della chiesa abbiamo mangiato una succulenta bruschetta! Ci voleva proprio!
Ho accompagnato Ire e assistito all’esame perchè me l’ha chiesto e ne sono stata molto felice!
E’ andata bene, abbastanza! Le hanno chiesto di esporre la tesina che aveva preparato: la libertà e poi ogni professore (inglese, italiano, greco e latino, storia e filosofia, scienze, matematica e fisica) le hanno fatto una domanda collegata al tema della libertà. Ha risposto bene per quanto riguarda inglese, greco e latino, filosofia, scienze, matematica e fisica.
Nel complesso è andata bene, considerando i pochi giorni a disposizione tra la fine delle prove scritte e l’inizio degli orali.
Speriamo che la valutazione complessiva finale sia buona.
C’è voluto un bel paio d’ore perchè Irene potesse scaricare la tensione accumulata nelle ultime settimane, ma dopo essere state vicine sul divano ed essersi quindi riuscite a rilassarsi, siamo andate al cinema, a vedere “5 appuntamenti per farla innamorare” e praticamente da quando abbiamo messo piede al cinema fin quando non è andata a letto, circa una mezz’oretta fa, Ire non ha mai smesso di sorridere: felice di aver finito, entusiasta di avere a disposizione circa due mesi e mezzo di vacanza! Anche se tra un paio di settimane mi ha detto che comincerà a studiare per il test di auto valutazione che dovrà sostenere dopo l’iscrizione a Farmacia! Comincerà per tempo, così mi ha detto che potrà rendersi conto se veramente è il corso di studi che l’appassionerà tanto, da poterlo concludere senza sentire alcun peso!

Esami

Sono esausta e penso che Ire lo sia ancora di più!
Stanotte siamo andate a letto alle 3.
Stamattina la sveglia è suonata alle 6.30. Colazione e poi di nuovo studio per Ire, mentre io sono uscita a prendere due, tre cosette che mancavano per il pranzo e lungo l’arno ho trovato un cellulare che ho già consegnato alla proprietaria.
Stamattina prima di uscire mi sono “adornata” con accessori di colore verde, ognuno di un verde diverso ma che insieme creano armonia e ho pensato mentre li indossavo che sicuramente sarebbero stati propiziatori per Ire.
Più tardi ho trovato un cellulare. Era il cellulare di una giovane donna, madre di due bimbi piccoli, un bimbo e una bimba, che ho visto apparire sul desktop appena ho spippolato alla ricerca di chi potesse averlo perso. L’ho trovato per terra, ai piedi della panchina sulla quale mi siedo tutte le volte che esco per camminare: al termine della camminata, prima di tornare verso casa mi lascio “cadere” proprio su quella panchina che miracolosamente trovo quasi sempre libera e così mi rilasso guardando il fiume e un alberello sulla riva che spicca tra gli altri perchè è diverso, è l’unico che in primavera mentre tutti gli altri hanno già le foglie, ha a mala pena piccolissime gemme da cui sboccieranno i fiori, piccoli fiori bianchi. Solo più tardi, quando i fiori saranno appassiti si riempie di foglie, piccole foglie carnose e verdissime! Mi piace moltissimo stare lì seduta a non far niente, mi rilasso e mi delizio dell’arietta fresca che spira sempre all’ombra dei folti alberi, tra i cui rami miriadi di passerotti cantano a squarciagola mentre le rondini sfrecciano a pelo dell’erba del giardino intorno, alla ricerca di insetti. 
In queste notti passate accanto ad Ire che studiava ho riletto “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera. E’ stato come se lo leggessi per la prima volta e mentre andavo avanti con la lettura mi sono chiesta sbalordita << ma che libro ho creduto di aver letto a vent’anni?……!!!!!!!!!!!! >> 
Il libro naturalmente è sempre quello, sono io che sono cambiata!
Comunque Milan Kundera è uno scrittore stupendo, il libro è meraviglioso! C’è tutto, c’è l’essenza della vita, della vita di tutti noi!         
 

Incontro

 
Stamattina al mercato ho incontrato Irma! Stavo pensando appunto che la sua telefonata portatrice di buone notizie non era ancora arrivata ed ecco che all’improvviso la vedo, con la sua espressione dolce e apparentemente indifesa. Ma lei è una donna forte, è una donna speciale! Una donna di una vitalità interiore unica! Una donna che incredibilmente a 77 anni è più giovane di molte mie colleghe, una donna che possiede intrinseca a sè forte consapevolezza del suo valore, una donna libera, autonoma, indipendente, che mentre parla guarda diritta negli occhi con i suoi meravigliosi e struggenti occhi azzurri!
Vorrei con tutta me stessa che questa vita, che per lei non è stata affatto facile, le potesse donare da ora in avanti solo buone cose perchè se le merita proprio tutte!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
 
A volte mi succede di incontrare, sembra quasi per caso, proprio la persona a cui fortemente sto pensando.
Ma so che il caso non c’entra proprio niente! Mi è successo con Gius, con Ale, con Gian, con Irma.
Siamo pieni di potenzialità e non sappiamo come usarle| Che spreco!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Finalmente le tensioni sono volate via!
Oggi Ire ha sostenuto la terza prova di questo benedetto “esame di stato”.
Ieri ha studiato tutto il giorno fino all’una di notte, senza interrompersi mai se non per mangiare. Con addosso una stancheza infinita di un intero anno di studio e pochi svaghi.
A cena è scoppiata a piangere dicendo che non ce l’avrebbe mai fatta, che non si ricordava niente, che doveva ancora fare mille altre cosa ancora!!!!!!!!!!!!!! La guardavo mentre mi diceva tutto questo ed avrei voluto con un colpo di bacchetta magica mandar via tutte le sue paure ed incertezze e nello stesso tempo stavo pensando come poterle essere veramente d’aiuto.
Sono riuscita solo a dirle che doveva calmarsi, andare in bagno, rinfrescarsi e distendersi sul letto con gli occhi chiusi e concentrandosi sul suo respiro, farsi cullare dolcemente dal suo ritmo ondulatorio, e probabilmente si sarebbe rilassata un pò. Mi ha dato ascolto e poi mi ha chiesto se potevo starle vicino per il resto della nottata. E così siamo state insieme al tavolo di cucina, lei a ripassare, io a leggere fin oltre l’una.
Più tardi, a letto, come tutte le sere ed anche per tutta la mattinata di oggi ho chiesto a zia di proteggerla, mentre camminavo agitata lungo il fiume, e finalmente verso mezzogiorno e mezzo mi ha chiamata dicendomi che era andato tutto bene! Adesso sta ancora riposando! Ed io mi sento spossata ma anche tranquilla perchè so che lei, anche se dovrà ancora studiare tutto il fine settimana per gli orali di martedì prossimo, adesso si sente forte e in grado di superare bene anche l’ultima prova.
         
Gentile Ministro Gelmini,

l’altro giorno, leggendo la sua intervista sul Corriere della Sera, in cui dichiarava che l’ASTENSIONE OBBLIGATORIA DOPO IL PARTO è un privilegio, sono rimasta basita.

Per capire che Lei di educazione ne capisse poco, non era necessaria la laurea in pedagogia, che io possiedo e Lei no, o i tre corsi post laurea, che io possiedo e Lei no, visto quello che sta combinando alla scuola statale.

Ma almeno speravo avesse competenze giuridiche, essendo Lei avvocato ed io no.

Certo, dato che Lei, ora paladina della regionalizzazione, si è abilitata in “zona franca” (quel di Reggio Calabria) perché più facile (come da Lei con un’ingenuità e candore imbarazzante affermato), lo si poteva supporre.

E allora, prima le faccio una piccola lezione di diritto, e poi parliamo d’educazione.
L’astensione dopo il parto, sulla quale Lei oggi con tanta leggerezza motteggia, è definita OBBLIGATORIA ed è un diritto inalienabile previsto da quelle leggi per cui donne molto più in gamba di Lei e di me hanno combattuto strenuamente, a tutela delle lavoratrici madri.

Discorso diverso è il congedo parentale, di cui si può fruire, dopo i tre mesi di vita del bambino, per un totale di 180 giorni, solo in parte retribuiti integralmente.

Ovviamente per persone come Lei, con un reddito di oltre 150.000 euro l’anno, pari quasi a quello del governatore della California Arnold Schwarzenegger, discutere di retribuzione in questo caso più che un privilegio è un’eresia.
Ovviamente Lei non può immaginare, perché può permettersi tate, tatine, nido “aziendale” al ministero, ma LA GENTE NORMALE, che Lei dice di comprendere, ha a che fare con file d’attesa interminabili per nidi insufficienti e costi per babysitter superiori a quelli della propria retribuzione.

Voglio dirle una cosa però, consapevole che le mie affermazioni susciteranno più clamore delle sue, DA PEDAGOGISTA E DA ESPERTA, affermo che fruire dell’astensione OBBLIGATORIA oltre che un DIRITTO è anche un DOVERE, prima di tutto morale e poi anche sociale.

Come vede ho più volte sottolineato la parola OBBLIGATORIA, che già di per se dovrebbe suggerirle qualcosa. Ma preferisco spiegarmi meglio, anche se è necessaria una piccola premessa doverosa.

Lei, come tante donne, crede che l’essere madre, anche se nel suo caso da pochi giorni, Le dia la competenza per parlare e pontificare su educazione e sviluppo del bambino, ai quali grandi studiosi hanno dedicato anni e anni di studio.

In realtà, per dibattere sulla pedagogia, oggi chiamata più propriamente SCIENZE DELL’EDUCAZIONE, bisogna avere competenze specifiche, che dalle sue dichiarazione Lei non sembra possedere.

Le potrei parlare della teoria sull’attaccamento di Bowlby, dell’imprinting, e di etologia, ma non voglio confonderle le idee e quindi ricorro ad esempi più accessibili. Basta guardare il regno animale per rendersi conto come le femmine di tutte le speci non si allontanano dai cuccioli e dedicano loro attenzione massima e cura FINO ALLO SVEZZAMENTO.

Non è una legge specifica relativa agli umani, ma della natura tutta.

Procreare, infatti, implica delle responsabilità precise, è una scelta di vita, CHE SE CAMBIA IL COMPORTAMENTO ANIMALE, A MAGGIOR RAGIONE CAMBIA LA VITA DI UNA DONNA.
Sbaglia chi crede che l’arrivo di un figlio, non comporti cambiamenti nella propria vita.

Un bambino non chiede di nascere, fare un figlio non è un capriccio da togliersi, ma una scelta di servizio, di dono di se stessi e anche del proprio tempo.

Non sono i figli che devono inserirsi nella nostra vita, siamo noi che dobbiamo cambiarla per renderla a loro misura. Se non facciamo questo, potremmo fare crescere bambini soli, senza autostima e con poca sicurezza di sé.

Bambini affamati di attenzioni, perché non gliene è stata data abbastanza nel momento in cui ne avevano massimo bisogno, cioè i primi mesi di vita.
L’idea che non capiscono niente, che non percepiscono la differenza ad esempio tra un seno materna e un biberon della tata, è solo nostra.
Ciò non vuol certo dire che tutti bambini allattati artificialmente o che tutti bambini con genitori che tornano subito a lavoro, saranno dei disadattati.

Ma bisogna fare del nostro meglio per farli crescere bene, come quando in gravidanza assumevamo l’acido folico, per prevenire la “spina bifida”.

I bambini hanno nette percezioni, già nel grembo materno.
L’idea, che se piangono non si devono prendere in braccio “perché si abituano alle braccia”, è un luogo comune.
Le “abitudini” arrivano dopo i 6 mesi, fino ad allora è tutto amore.
Non è un caso che studi recenti, riabilitano il cosleeping, (dormire nel lettone) e i migliori pediatri sostengono la scelta dell’allattamento a richiesta. Il volere educare i bambini inquadrandoli come soldati, già dai primi giorni di vita, non solo é antisociale, perché una generazione cresciuta senza il rispetto dei suoi ritmi di crescita può essere inevitabilmente compromessa, ma è un comportamento al di fuori delle più elementari regole umane e naturali.

Poi è anche vero che per molte donne, tornare a lavorare subito dopo il parto sia una necessità assoluta.

Ma per questo problema dovrebbe intervenire adeguatamente lo Stato e non certo con affermazioni come le sue.

Mi rendo conto che il suo lavoro le permette di lasciare la bambina, rilasciare interviste di questo tipo (di cui noi non sentivamo la necessità) e tornare con comodo da sua figlia.

Ma ci sono lavori che richiedono tempi e una fatica fisica e mentale che Lei non conosce.

Tempo che sarebbe inevitabilmente tolto ad un neonato che ha bisogno di una mamma “fresca”, che gli dedichi la massima attenzione.
Noi donne infatti, se spesso per necessità ci comportiamo come Wonder Woman, poi siamo colpite da sindrome di sovraffaticamento.
E non è vero che è importante la qualità e non la quantità: – perché la qualità del tempo di una mamma da pochi giorni, che rientra nel tritacarne della routine quotidiana, aggiungendo il carico della gestione di un neonato, può essere compromessa. – perché un bambino non dovrebbe scegliere tra qualità e quantità, almeno nei primi mesi, dovrebbe disporre di entrambe le cose.
Per non parlare poi del fatto, che se un genitore non può  permettersi qualcuno che tenga il bambino nella propria casa, nel corso degli spostamenti, lo espone, con un bagaglio immunologico ancora carente, alle intemperie o alle inevitabili possibilità di contagio presenti in un nido.

Infatti, è scientificamente provato che i bambini, che vanno al nido troppo presto, o che non vengono allattati al seno, sono più soggetti ad ammalarsi, con danno economico sia per le famiglie che per il sistema sanitario.

Poi per carità, si può obiettare, che ci sono bambini che si ammalano anche in casa, o come succede anche ai bambini allattati al seno, ma è come dire ad un medico, che giacché si è avuto un nonno fumatore campato 100 anni, non è vero che il fumo fa male.

Bisogna dunque incentivare i comportamenti da genitore virtuoso, anche con la consapevolezza che i bambini non sono funzioni matematiche, ma si può fare molto, per favorire una crescita armoniosa, già dalla prima infanzia, se non addirittura durante la gravidanza.

E allora le domando Ministro, di svolgere il suo ruolo importante istituzionale con maggiore serietà, cercando di evitare affermazioni fuori luogo come questa, o come quella secondo cui “studiare non è poi così importante”,  rendendo Renzo Bossi come esempio.

Si dovrebbe impegnare di più nell’analisi dei problemi, per evitare valutazioni errate e posizioni dannose per lei, per gli altri e per il paese.

Perché forse qualcuno potrebbe aver pensato che tutto sommato il suo era un ministero poco importante, che se  guidato da un giovane ministro senza competenze specifiche, “non poteva arrecare grossi danni”, soprattutto obbedendo ciecamente ai dettami del Tesoro, ma Lei con la sua presunzione di voler parlare di cose che non conosce, sta contribuendo a minare il futuro di un’intera generazione.

Un’ultima cosa, Lei che di privilegi se ne intende bene, essendo un politico, la usi con maggiore pudore questa parola.

05-05-10

Rosalinda Gianguzzi
Insegnante precaria della scuola primaria siciliana.
Mamma e docente per vocazione, scrittrice per diletto

Pensieri

 
Oggi è il primo giorno d’estate ed ha piovuto tutto il giorno|
Dopo il violento temporale di giovedì 17 giugno non fa che piovere!
Qui nel quartiere molte macchine sono state danneggiate ed alcune strade ostruite dalla caduta di alberi, divelti dalla furia del vento|
Speravo che non venisse il caldo torrido solito di Firenze perchè Ire sta studiando per l’esame di maturità, ma così è veramente troppo!
 
Venerdì sono andata a trovare i miei genitori. Sono invecchiati tanto e nel tempo che sono rimasta con loro hanno parlato del loro paese e della gente e dei parenti come se li ricordavano all’epoca della loro splendida età adulta.
Avrei voluto stringerli forte forte (ma adesso non posso più farlo perchè sono rimpiccioliti e dimagriti e quando li abbraccio lo faccio con delicatezza per paura di fargli male!), rassicurarli che andrà tutto sempre bene, che anche quando loro non ci saranno più, noi tre figli continueremo a sostenerci a vicenda, come loro ci esortano a fare ogni volta.
Vorrei che il tempo si fermasse, anzi vorrei che potesero tornare a stare bene e in forze come stavano qualche tempo fa| Vorrei………………ma so che il tempo andrà per la sua strada inesorabilmente e non mi troverà di certo preparata. E dovrò ancora una volta, dopo aver cullato il dolore, ricominciare d’accapo.                     
 
 
 
FIRMIAMO L’ APPELLO CONTRO LA LEGGE BAVAGLIO

CI INCONTREREMO

 

CI INCONTREREMO

maggio 14, 2009

Ci incontreremo un giorno…sì…
e parleremo!
Al di là del grande muro del silenzio
molto oltre questo oceano di dolore
Ci incontreremo…noi…
e discuteremo
smessa, finalmente, ogni retorica!
Superiori, noi saremo
Liberi…persino dal bisogno
Senza finzioni, ci diremo tutto
soltanto per parlare, per andar dentro
per ascoltare infine, per capire
Noi ci racconteremo quello che fummo
che siamo e che saremo
Parleremo di noi…e del percorso
di quello che davvero abbiamo fatto
lo metteremo in luce
Di quella vita ed anche di ogni altra
Senza stanchezza, invidia…senza dolore
Senza più gelosia, senza mezzucci e trucchi
Noi lì ci incontreremo…un giorno…
E parleremo

giandiego.wordpress.com
 
 
  
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti
ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
B Brecht
Guerrillaradio ha postato sul blog guerrilla radio
 
La genesi del Free Gaza Movement: navigando l’utopia

 

Il Manifesto di domenica:
 
A gambe larghe, il busto leggermente flesso in avanti,

le piante dei piedi nudi piantate sulla superficie di legno consunto della cabina di comando,

a sensibilizzare l’intero corpo su ogni minima oscillazione delle onde,

e di reazione compensare con il timone.

Armonizzare, essere una cosa sola, tu al timone, la barca ai tuoi piedi, l’immenso tappeto di acqua circostante che ti vorrebbe inghiottire.

Condurre una barca su docili onde come su di un mare molesto,

è un pò come fare l’amore con una bella donna.

Almeno, per me così è stato. Ascoltare il sussulto della carne liquida del mare,

il suo gemito quando battendo contro lo scafo ne inclina le assi.

Essere dominatori del mare, dominare,

e nel contempo saper ricompensare.

Io che da autista semmai ero esperto di tangenziali e imbocchi autostradali, non avevo mai condotto una  imbarcazione in vita mia prima dell’ agosto 2008, quando impegnati nella prima traversata del mediterraneo in direzione di Gaza, resosi indisponibile il capitano libanese, dovetti improvvisarmi timoniere per condurre la Free Gaza dentro il porto di Creta.

Quella missione si concluse con successo il 23 dello steso mese: una cinquantina di uomini e donne provenienti da 18 differenti paesi riuscirono a sbarcare nella Striscia dimostrando come gente comune determinata e organizzata può giocare ruoli chiave nella storia.

Le biografie dei passeggeri di allora la dicevano lunga sulla eterogeneità dell’umanità imbarcata: c’erano suore cattoliche, ebrei sopravvissuti all’olocausto, anziani palestinesi vittime della diaspora, giornalisti, avvocati, ingegneri, operai, dottori, insegnanti e attivisti per i diritti umani.

La genesi del Free Gaza Movement ebbe luogo
una notte del 2005 in un pub australiano dove riuniti un gruppo di attivisti dell’ISM a cui Israele negava l’accesso in Palestina partorirono il sogno: raggiungere Gaza non più via terra vincolati dai lasciapassare delle autorità israeliane ed egiziane, ma via mare.

Un rotta di navigazione mai intrapresa prima, dal porto di Larnaca passando per acque cipriote sino a quelle internazionali quindi sopra quel tratto di mare che le leggi internazionali sanciscono essere a sovranità palestinese.
 

Gaza era è lì appena oltre il mediterraneo, ma pareva che nessuno fino ad allora avesse mai pensato di raggiungerla nella maniera più naturale: navigando.

Ben presto il difficile si rivela non essere raddrizzare l’uovo di Colombo, ma covarlo.

Due anni di paziente raccolta fondi ci permisero di acquistare due rudimentali pescherecci di legno.

Io lasciai l’Italia a fine giugno 2008  per Atene. Da lì, venni segretamente condotto in una isoletta di
pescatori dell’arcipelago greco della quale ignorai  nome e locazione geografica sino alla vigilia della partenza. 

Nel più totale anonimato e senza contatti esterni per timore di sabotaggi da parte dei servizi segreti israeliani fra flebili speranze e giustificati timori, lavorai alla messa a punto di quella che sarà poi ribattezzata Free Gaza, un peschereccio di una trentina d’anni che dotammo di sofisticate apparecchiature per la comunicazione satellitare. 

Dopo una settimana di navigazione obbligati a diverse tappe fra Grecia, Creta e Cipro per rimediare  ai continui guasti alle nostre barche, il 21 agosto 2008 salpammo per l’ultima volta da Larnaca diretti a Gaza.

Impegnati nell’ultimo sforzo, ci lasciamo alle spalle le fatiche di mesi di preparazione e le minacce di morte che per alcuni di noi risuonavano continuamente sui cellulari come telefonate anonime.

Due giorni dopo migliaia di palestinesi si riversarono al porto per dare il benvenuto alle
prime barche internazionali dal 1967.

I pescatori palestinesi che si aspettavano due fiammanti yachts,  constatando che stavamo a malapena a galla su due bagnarole, tali e quali i loro vecchi pescherecci in legno piansero lacrime di commozione.La stessa emozione che ha provato l’ anno scorso Tun Dr.Mahathir bin Mohamad, l´ex Primo Ministro Malese nel venire a conoscenza delle nostre missioni, e che ha rappresentato la svolta per il Free Gaza Movement.Con la generosità delle donazioni della ong malesiana Perdana Global PeaceOrganization  infatti è stato possibile acquistare una nave cargo e due nuove  imbarcazioni passeggeri.  A queste in breve tempo si sono unite le navidella European Campaign to End the Siege of Gaza, di Insani Yardim

Vakfi , di Ship to Gaza Grecia, e di Ship to Gaza Svezia, ed è nata la prima Freedom Flotilla.

Della prima missione sono state dismesse le barche ma non gli attivisti: sono loro quelli che hanno subito i pestaggi più feroci da parte dei soldati israeliani nel porto di Ashdod, e poi nelle varie carceri dove sono stati detenuti.

Come il palestinese Osama Qashoo, i greci Vaggelis Pissias, professore universitario, e il documentarista Yannis Karipidis,  pestati selvaggiamente durante lo sbarco nel porto israeliano.

Paul Larudee, musicista statunitense, anche lui come i  sopracitati componente storico del Free Gaza,è stato violentemente percosso per essersi rifiutato di fornire le generalità mentre Ken O’ Keef,  irlandese, secondo capitano nella  prima missione, a detta di testimoni stava disteso nella sua cella coperto di sangue .

Edy Epster, ebrea 85 anni sopravvissuta  all’olocausto  e coinvolta in tutti i viaggi del Free Gaza Movement  non
ha  ancora potuto coronare il suo sogno: visitare la Striscia prima di morire.

Avrà molto presto un’altra chance, poiché flotte di navi cariche di aiuti umanitari continueranno a sfidare la pirateria finchè l’assedio non verrà spezzato.

Mi ha scritto Edith Lutz  dalla Germania. Dice che stanno per levare sopra il cielo nel mediterraneo la loro  voce ebraica, la prima barca di ebrei in direzione della prigione di Gaza. Per dare una lezione a chi in questi giorni ci apostrofa come pericolosi terroristi. Perché come spiegava  Mauro Manno antisionismo non è sinonimo di antiebraismo, ma anelito di libertà dalle catene dell’ oppressore disumano.

Restiamo Umani

Vittorio Arrigoni dalla Striscia di Gaza.
 

 

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