Archive for agosto, 2010


Chocolat

 

Chocolat è un film del 2000, diretto dal regista Lasse Hallström con Juliette Binoche e Johnny Depp.

TRAMA

 

Francia 1959. Nel tranquillo paesino di Lansquenet, l’arrivo di Vianne e della sua figlioletta Anouk stravolge le abitudini degli abitanti del luogo. Proprio durante il periodo del digiuno quaresimale, Vianne apre una cioccolateria nel centro della cittadina e, come se non bastasse, non si reca in chiesa alle funzioni religiose e socializza con un gruppo di nomadi di passaggio, in particolare con Roux (Johnny Depp), l’affascinante leader degli zingari. Accoglie anche con sé Joséphine, una donna che grazie a lei riesce ad abbandonare il marito che la picchiava.

In paese il Conte De Reynaud (fervente cattolico e perbenista) scatena una vera e propria guerra contro coloro i quali, convertiti al peccaminoso cioccolato e all’idea di libertà ispirata da Vianne, non vogliono tornare alla vita di prima. Ma i piani del Conte non hanno successo: il marito di Joséphine, che egli ha cercato di rieducare, provoca un incendio sulla barca di Roux, e solo per un miracolo si evita una tragedia. Il Conte lo caccia da Lansquenet mentre gli zingari ripartono.

Caroline, la donna della quale il Conte è innamorato, e che lo ha sempre seguito, aiuterà Vianne a fare i preparativi per la festa del cioccolato, e il controllo che il Conte ha sempre esercitato sulla cittadina si fa sempre meno incisivo. Deluso e affranto, egli decide di distruggere con ogni mezzo la cioccolata, ma ne verrà finalmente sopraffatto, dopo il prolungato digiuno forzato che ne riaccende finalmente i desideri repressi. Anche il giovane parroco del paese, amante della musica di Elvis Presley e stanco della lunga diatriba, finirà per pronunciare una predica all’insegna della libertà e del vero senso dell’amore per Dio.

Dopo tanto vagabondare, e per amore della figlia, alla fine Vianne deciderà di smettere di girare il mondo e di stabilirsi a Lansquenet, e nello stesso momento sparirà l’amico immaginario della figlia Anouk, Pantoufle, il canguro con una zampa rotta che non poteva camminare. Nella scena finale, Roux torna a Lansquenet con Vianne e Anouk.

 
 
 

Trama

Jasmin Munchgstettner, una grossa bavarese, piantata dal marito in pieno deserto e ancora lontano da Las Vegas, arriva accaldata e sudata a uno squallido locale – il Bagdad Cafè – dove la birra è finita e la macchina per fare il caffè è in riparazione. Lo gestisce un’afroamericana – Brenda – sempre inviperita con un marito pigro, da poche ore buttato fuori di casa, tre figli, più un nipotino lattante e la pompa da gestire. Jasmin, dopo aver affittato una camera modestissima, scopre che ha preso la valigia del marito. I rapporti tra Jasmin e Brenda sono sulle prime assai burrascosi: la straniera è silenziosa e misteriosa, la negra grintosa e sciattona (e, per di più, la bavarese ha in camera pantaloni, pennello e rasoio). Poi, poco a poco, le cose mutano: Jasmin, donna molto precisa, comincia a metter ordine dappertutto e il caffè – una mezza topaia – appare lindo e accogliente. Brenda finisce con il cedere, anche perché ora il suo locale è sempre pieno di gente che vi sosta volentieri. Ai vecchi habitué (tra i quali Debby, una stravagante ragazza che fa i tatuaggi ai camionisti; Rudi Cox, un anziano ex scenografo del cinema, che si diletta di pittura; uno sceriffo indiano) si aggiungono con maggiore frequenza turisti e camionisti in gran numero. Jasmin infatti, trovata nella valigia del coniuge una scatolona di trucchetti e oggetti da prestigiatore, si è pazientemente addestrata e si produce con successo nel bar. L’armonia regna sovrana, mentre l’anziano Rudi Cox fa alla straniera una serie di ritratti. Ma il permesso di soggiorno di Jasmin viene a scadere e la donna deve, con suo grande dolore, allontanarsi su ordine dello sceriffo. Però tornerà: al Bagdad Cafè lei ha tanti amici che la vedranno ricomparire con il suo cappelluccio in stile bavarese, i bagagli e i giochetti di magia. La gioia è generale: Brenda si riprende in casa il marito e Rudi Cox chiede a Jasmin di sposarlo per consentirle di rimanere al Bagdad Cafè.

 
GEMELLI DIVERSI
 
” MARY ” 
 
 
  • Pari o Dispare

  • E’ questione di rispetto

  •  

  • Perchè gli uomini violentano le donne
  • Pubblicato il 30 agosto 2010 da donnedellarealta

    A proposito di violenza sessuale (e non solo), problema purtroppo sempre attuale come dimostrano le due recenti storie milanesi, proponiamo un articolo che la nostra Sandra Covre ha trovato in una rivista scientifica, Il giornale della previdenza dei medici e degli odontoiatri

    In Attenzione – All’origine della violenza maschile

    Studi internazionali hanno ricercato l’identificazione dei fattori di rischio ponendo l’accento sulla matrice culturale. I danni di un sistema educativo che si basa sulla logica del più forte, sul potere e sul controllo. L’anestesia della coscienza e il terrorismo patriarcale.
    Le donne presentano un’alterata percezione del loro vissuto, sottostimando
    la discriminazione subita, e sviluppano strategie di coping in linea con le aspettative sociali

    di Lina Vita Losacco
    Perché un bambino di otto/nove anni per evitare di essere discriminato deve dimostrare di avere una identità virile, per di più molestando le compagne? Purtroppo a rafforzare questo concetto ci pensano spesso genitori e insegnanti dispensando suggerimenti inappropriati e confusi. Un bambino sensibile e rispettoso di IV elementare, aveva chiesto aiuto alla maestra disperato perché i compagni lo chiamavano “checca”. Il consiglio ricevuto è stato di “mettere le mani addosso alle femminucce” e nessuno avrebbe dubitato della sua mascolinità. Sempre più numerose si avvicendano insegnanti distratte, in preda al panico di fronte ad una classe un po’ vivace o in crisi, specialmente quando devono affrontare temi come la differenza di genere o le pari opportunità e il valore del rispetto del prossimo. Così che sin dalla pubertà alcuni ragazzi sono oppressi da una cultura che, per dimostrare un’identità da duri, chiede loro di “staccarsi dalle gonne della mamma” e vieta nel modo più assoluto “comportamenti da femminuccia”. Non mancano i riti di iniziazione culturale, anche in ambiente familiare, con lo scopo di plasmare i comportamenti individuali e facilitare il funzionamento di un sistema sociale fondato sul potere e sul controllo. Controllo prima su se stessi e le proprie emozioni, reprimendo il bisogno di amare e di essere amati, poi sull’altro da sé, in particolar modo sul genere femminile. Cambiare il sistema di valori basato sull’ideologia del più forte, che i maschi assimilano fin da ragazzi, è certamente la forma di prevenzione più efficace del comportamento violento, invece si banalizza affermando che la progressiva autonomia delle donne sia in parte responsabile del comportamento violento maschile e per limitarlo basterebbe essere mogli e madri docili e ubbidienti. Che si punti il dito contro le vittime, e non contro gli autori del reato, è però cosa grave. Sulle cause della violenza nelle relazioni intime vi sono studi e ricerche che risalgono agli anni sessanta quando la psichiatria sosteneva la teoria della coppia violenta riconoscendo pari responsabilità all’autore e alla vittima del reato. Negli ultimi trent’anni gli studi internazionali si sono concentrati sulla identificazione dei fattori di rischio associati alla violenza per individuare le migliori strategie di intervento di tipo clinico, procedurale e sociale e quindi ridurne la reiterazione. Come nel caso di tutti i fenomeni sociali complessi, nel cercare le cause della violenza interpersonale sono state individuate caratteristiche e circostanze legate all’individuo, alla sua personalità, al contesto sociale, alla storia pregressa per cui più che di causalità si tratta di correlazione tra tali fattori e il verificarsi e perpetrarsi della violenza. Il passo successivo è stato l’adozione di strumenti di valutazione e gestione del rischio di recidiva o di escalation della violenza per individuare gli interventi più idonei atti a contrastarla e prevenirla. Svantaggio sociale, violenza subita in forma diretta o assistita durante l’infanzia, precedenti comportamenti violenti all’interno della relazione, concetto di proprietà rispetto alla partner, possesso di armi, disturbi di salute mentale e di personalità, precedenti penali, abuso di sostanze, sono ritenuti tra i maggiori fattori di rischio(1); non va però mai tralasciata la matrice culturale. Infatti in ogni situazione di violenza o di uxoricidio si ritrovano le idee preconcette riguardo ai ruoli all’interno della famiglia e l’assenza del rispetto della personalità altrui. Il rischio di recidiva della violenza domestica può raggiungere anche il 70 per cento in due anni ed è perpetuata da individui che, più che di problemi psichiatrici, soffrono di una “patologia sottoculturale”, con una visione distorta delle relazioni fra il genere maschile e femminile(2). Anche la malattia mentale, per quanto in alcuni casi venga contemplata tra i fattori correlati agli atti violenti, non può da sola esserne l’unica spiegazione: è indicativo che in genere queste forme di violenza siano rivolte esclusivamente contro la persona con cui si ha un rapporto intimo. Le risposte vanno ricercate anche nel contesto sociale e culturale. I serial killer, ad esempio, come evidenziato da una ricerca statunitense, si sentono più “a proprio agio” in quegli stati in cui la violenza è socialmente legittimata con scarsa o nulla attenzione ai diritti delle vittime (DeFronzo J, Prochnow J, 2004). La responsabilità principale resta comunque dell’individuo con le proprie credenze e le proprie decisioni rispetto alle azioni e per fortuna sono tanti gli uomini non violenti che rifiutano la “sottocultura” del controllo e del dominio. Un’ampia letteratura psicosociale descrive come le donne presentino un’alterata percezione del loro vissuto sottostimando la discriminazione subita e per meglio affrontare le situazioni stressanti e dolorose, sviluppano strategie di coping in linea con le aspettative sociali: la negazione della violenza, ad esempio, è la classica modalità difensiva che, per quanto ambigua, è sempre meno minacciosa per il sé(3). Anche nella violenza domestica infatti, come in tutti i rapporti di oppressione, si verifica quella che Nicole Claude Mathieu definisce “anestesia della coscienza”(4). Più autori hanno studiato anche i comportamenti violenti agiti da donne. Da una ricerca statunitense svolta su 6704 individui, maschi e femmine, arrestati per aggressione verso la/il partner, è emerso che per quel che riguardava le donne il comportamento violento presentava caratteristiche di non premeditazione ma di difesa di fronte alla violenza subita. Le donne inoltre non avevano precedenti (Henning K, Feder L, 2004). C’è dunque una differenza quantitativa e qualitativa. Il genere maschile mette in atto una violenza sistematica, di tipo fisico ma anche psicologico, con isolamento, intimidazione e controllo, caratterizzata da una escalation che Johnson definisce terrorismo patriarcale (Johnson MP, 1994). Alcune teorie attribuiscono l’origine del comportamento violento maschile a motivi naturali, genetici, ormonali. Ma, come per le violenze sessuali, il rischio è che vengano ritenute una conseguenza di impulsi incontrollabili; la spiegazione biologistica potrebbe celare la realtà della violenza e la responsabilità dell’autore della stessa. Decenni di ricerche sperimentali in psicologia sociale hanno inoltre dimostrato che l’esposizione alla pornografia altera la percezione e i comportamenti dei soggetti rendendoli, in alcuni casi, meno sensibili alla sofferenza altrui o più propensi a trovare accettabili pratiche violente e degradanti (Romito P, 2008). È il caso di partner, padri o fratelli, familiari o conoscenti che agiscono violenza sessuale a danno anche di minori e perseverano ricorrendo alle minacce e al ricatto. La ricerca Istat 2007 rivela che i maggiori responsabili della violenza sessuale sono i partner, nel 70 per cento a subirla sono le donne, di queste il 24 per cento è costretto a rapporti indesiderati e il 3,1 a rapporti con altre persone. Lo stupro “moderno”, tra l’altro, per mantenere lo stato di controllo ricorre al ricatto di divulgare foto compromettenti. L’atto violento include sempre e comunque la responsabilità di chi lo agisce e occorre fare molta attenzione alla frequente psicologizzazione, che contribuisce a mantenere lo status quo e i rapporti di potere dominanti: se i comportamenti violenti vengono attribuiti a problemi psicologici o biologici si rischia una de-criminalizzazione del reo e una naturalizzazione dell’atto. È necessario esaminare la realtà correttamente per leggerla, capirla e agire su di essa.

    (1) Baldry AC. Dai maltrattamenti all’omicidio. La valutazione del rischio di recidiva e dell’uxoricidio. Milano: FrancoAngeli, 2006.
    (2) Merzagora Betsos I. Uomini violenti, i partner abusanti e il loro trattamento. Milano: Raffaello Cortina Editore, 2009.
    (3) Romito P. Un silenzio assordante. La violenza occultata su donne e minori. Milano: FrancoAngeli, 2008.
    (4) Mathieu NC. L’Anatomie politique : catégorisations et idéologies
     

    LA POLEMICA

    La velina islamica

    di GAD LERNER

    CI MANCAVA la velina islamica, dopo la donna tangente. Degna commistione fra due paesi mediterranei diversamente retrogradi, ma entrambi contraddistinti dall´abitudine a trattare la femminilità come ornamento del potere. Naturale quindi che anche la velina islamica sia vincolata alla consegna del silenzio, come il suo corrispettivo che va in onda a ogni ora del giorno e della notte sulle tv del belpaese. Il silenzio è requisito della sottomissione, e come tale lo impone la zelante agenzia Hostessweb, pena il mancato pagamento delle centinaia di ragazze scritturate a modica tariffa, confidando sul loro bisogno di lavorare.
    La religione, com’è ovvio, non c’entra nulla. Nessun buon musulmano prende sul serio Gheddafi, né il suo appello alla conversione islamica dell’Europa. Se davvero la suprema Guida della Jamahiriyya fosse mosso da intenti di proselitismo, avrebbe convocato intorno a sé un pubblico misto di interlocutori, non si sarebbe rivolto a un’agenzia di hostess precisando che servivano signorine bella presenza, provocanti ma non troppo, secondo il gusto maghrebino.C’entra invece, eccome, il bisogno di dimostrare che la grazia e la sensualità possono essere comprate col denaro. Il dittatore libico si rivolge al suo popolo prospettandogli la meraviglia delle belle donne da marito di cui l’Italia è percepita anche laggiù come il giacimento. Lui può permettersele, i suoi sudditi vedremo.
    Nessuna altra capitale europea avrebbe tollerato il ripetersi, per tre volte in un anno, di una simile esibizione. Ma l’Italia è la patria delle veline, dove d’estate è normale che un sedicente rivoluzionario autore televisivo impieghi pure anziane signore nella parodia ossessiva dell’avanspettacolo, e dove perfino il capo del governo rincorre il mito dello sciupafemmine per sentirsi amato. Perché negarci dunque l’eccesso fantasioso della velina islamica?

    Nonostante gli oltre quarant’anni ininterrotti al potere, in fondo Muammar Gheddafi resta pur sempre meno anziano rispetto al nostro presidente del consiglio. Hanno in comune la maschera patetica di chi insegue la longevità con camuffamenti giovanilistici. Da questo punto di vista, sono leader intercambiabili.
    Se oggi Berlusconi minimizza di fronte allo squallore dei raduni di giovani femmine italiane sottomesse, che Gheddafi non oserebbe mai convocare in un santuario di preghiera islamica, e si limita a definirli “folklore”, non è solo per imbarazzo diplomatico. Lui che per anni ha esercitato un indubbio potere seduttivo sulla maggioranza delle donne italiane, soffre di una vera e propria mutilazione culturale: vittima del suo stesso anacronismo, gli è preclusa la sensibilità necessaria anche solo a figurarsi le donne al di fuori di una dimensione subalterna. Gli verrebbe più facile parlare arabo che notare un evidente problema nazionale come la dignità femminile calpestata.

    Ora Gheddafi, aspirante colonizzatore di Roma, viene a dirci che in Libia le donne sono più libere che in Occidente. Immagino che lui e il nostro premier scherzeranno, in privato, di tale fandonia. Per quanto tempo ancora?           

     

      

    Gad Lerner 

     

    La Repubblica 31 agosto 2010  

     

     
     

     

     

    ABBRACCIO SPEZZATO 

     

    Tu che leggi e comprendi

    Tu ne sai di quel tenero timido

    abbraccio inespresso?

    Lo sai……………….

     

    Si, lo sai!

     

    Abbraccio appena abbozzato e subito ricomposto

     

    Traboccante felicità contenuta

     

    La mente impone le sue leggi, razionali

    Specchio formale delle conosciute convenzioni

     

    Il cuore ha invece le sue………………

     

    ………..EMOZIONI…………………………

     

    Innocenti

    Libere

    Travolgenti

    Ben custodite

     

     

    ANNA OXA / IVANO FOSSATI

     
     
    TUTTO L’AMORE INTORNO
     
     
     
     

    30 agosto 2010

     

    C’è già aria di settembre in questi

    giorni di fine agosto

    Aria pulita di giornate

    piene di sole, di luce, di piacevole

    vento.

    Sono i miei giorni preferiti

    in cui tutto sembra ancora

    possibile.

      

     

    DOLCEZZA

     

    Tu ed io

    passiamo molto tempo

    insieme.

    Ci piace molto.

    Ci piacciamo molto.

    Piacere condiviso di anime

    diverse ma così vicine.

    Dimensioni uniche

    che nella loro individualità

    si sfiorano, si alimentano,

    si separano, si distinguono

    eppure si vogliono bene. 

     

     

    Sei un dono

    Una piacevole meraviglia

    Bambina e donna

    Occhi immensi, interrogativi

    e spietati

    Labbra tenere

    sorriso incantevole e disarmante

    Innata eleganza ad ogni

    impercettibile batter di ciglia,

    ad ogni passo, leggero.

    Così fragile e intensa

    Così forte e unica.

    Inattesa.

     

     

    In attesa di un contatto

    In attesa di un cambiamento

    In attesa di un complimento

    In attesa di potersi lasciare andare

    In attesa di un sorriso

    In attesa di un abbraccio

    In attesa di uno sguardo

    In attesa ………………………………

    Mentre tutto si dà

    con spontaneità

    Senza nessuna esclusiva

    Senza nessuna pretesa

     

     

     

     

    Anna Oxa / Ivano Fossati

     

    “ Tutto l’amore intorno “

     

     

     

    AGOSTO

     

    Impalpabili occhi scuri

    Capelli lunghi, brizzolati

    Gradevole fascino

    Sorridente allegria

    che sfugge.

    Parole, un fiume di parole

    per riempire

    e sostituire l’abbraccio.

    Naturale, tenero

    e dolce

    abbraccio.

    Rimasto sospeso nell’aria

    nei ridenti sguardi

    di sfuggente difesa.

     

     

    ESSENZA

    La libertà che abbiamo

    dentro

    incatenata

    alla coscienza sociale

    ci mantiene vivi

    nonostante tutto

    nonostante noi.

     

    SILENZI

    Il silenzio

    è una meravigliosa conquista

    presente e leggero

    solo se c’è

    consapevolezza e

    condivisione.

     

    E.M. 
     
    “Abitiamo una dimensione
    in cui il vero motore del desiderio,
    ossia la mancanza che rende possibile lo slancio creativo e generativo del desiderio,
    lascia il posto alla proliferazione incontrollata dell’oggetto di godimento nelle sue infinite forme possibili”.
    Materiali e psicologiche.
     
    “Il desiderio non è capriccio.
    E’ incapace di realizzazione
    senza una certa disciplina”.
     
    Massimo Recalcati – Psicoanalista 

    ARIA

      
    In giornate come questa,
    di sole splendente e di vento “indecente”,
    meravigliosamente
    una casa al mare.
    Magicamente materializzarsi su una spiaggia deserta
    e godere di tutto il sole e di tutto il vento
    Indisturbata.
    E invece,
    indossando un vestito
    impalpabile,
    uscire fuori di corsa
    e inebriarsi lo stesso…………….
     
    Di sole e di vento
     

    E.M.  

    Terra Santa Libera

    Il folle progetto sionista si realizzerá con la pulizia etnica locale e la ricostruzione del tempio sul Monte Moriah

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