Archive for febbraio, 2010


Del nascere donna o divenirlo

 
Tutti sono d’accordo nel riconoscere che nella specie umana sono comprese le femmine, le quali costituiscono oggi come in passato circa mezza umanità del genere umano; e tuttavia ci dicono ‘la femminilità è in pericolo’; ci esortano: ’siate donne, restate donne, divenite donne’. Dunque non è detto che ogni essere umano di genere femminile sia una donna; bisogna che partecipi di quell’essenza velata dal mistero e dal dubbio che è la femminilità. La femminilità è una secrezione delle ovaie o sta congelata sullo sfondo di un cielo platonico?” ( Citazione dal blog “unaltradonna” )
 
Non so definirla la “femminilità”.
So solo che mio padre, dopo la separazione, quando il padre di mia figlia, che allora aveva un anno e mezzo, ritornò a casa, mi disse:
Adesso Elena cerca di essere una donna!
Io sono rimasta pietrificata e spiazzata da quella sua esortazione. Sono rimasta MUTA.
Profondamente colpita dalla sua mancanza di rispetto per la mia persona.
Oggi, alla luce di come si sono evoluti i fatti, sono divorziata e mia figlia, diciottenne è anche lei pietrificata dalla mancanza di amore e rispetto da parte di suo padtre, credo profondamente che non sono mai stata e mai potrò essere una “donna”, una femmina come la cultura maschile di ieri e quella mediatica di oggi vorrebbero che io fossi!
 

Certo, sono passati molti anni da quel giorno e col tempo ho anche capito il senso protettivo di quelle parole e adesso sono consapevole della donna che sono diventata: sono un concentrato di sfumature: ci sono mille donne in me contemporaneamente e quindi sfuggo a qualsiasi rappresentazione. Sono l’Elena politica, l’Elena sognatrice, l’Elena romantica, l’Elena dolce, l’Elena che si indigna ……………………e soprattutto anche l’Elena felice di sè.

Edoardo Bennato – E’ lei

  

Citazioni da un articolo di Tommaso Pincio  “Manifesto”  del  21.02.2010

 

UN DILEMMA COMUNE E CRUDELE

Perché milioni di ragazze del terzo millennio si struggono per amori vampireschi? Cosa le spinge a fantasticare su uomini che reprimono a stento l’impulso di ucciderle? La protagonista della “Filosofia di Twilight “, dedicata alla saga di Stephanie Meyer, preferisce salvarsi le tette piuttosto che il cuore. Un modo tra tanti di dire no alla vital

Il no più estremo che un individuo possa concepire è il no alla propria esistenza! Ma gridare no!  è già espressione di un articolato sì,  e dunque di un ideale positivo di umanità.  Il no estremo pare inconciliabile con l’ipotesi di un articolato sì, comunque l’impulso di morire non deve essere necessariamente inteso come un gesto negativo, poiché può essere l’espressione della richiesta di un’esistenza più piena.

Se ci si preoccupa tanto del proprio seno è perché lo si scambia per la parte più vitale che un donna possa avere: c’è una grande fetta di donne che oggi è convinta che le tette siano il loro vero cuore.

La difficoltà di capacitarsi dell’insensatezza del mondo non è poi così lontana dal disagio di una donna che vede il proprio corpo considerato come un vuoto ricettacolo per il desiderio maschile. In maniera analoga, l’uomo si sente come il ricettacolo dell’assurdità del mondo. Quindi i messaggi intricati che ricevono le ragazze nell’era della mercificazione sono contrastanti quanto l’aflato dell’uomo verso l’infinito e l’irrimediabile condizione di finitezza cui è costretto.    

Perché milioni di ragazze del terzo millennio si struggono per amori vampireschi?

Cosa le spinge a fantasticare su uomini che reprimono a stento l’impulso di ucciderle?

L’ideale di donna che viene proposto nella saga è quello di una donna che non ha alcunché di speciale,

eccetto una spiccata inclinazione al sacrificio e la dote di attirare l’attenzione dei ragazzi.

Bella non ha particolari interessi o talenti; è incapace in ogni attività.

E’ un esempio di inettitudine e insicurezza femminile esageratamente stereotipato. 

Le sue uniche abilità, guarda caso, sono cucinare e fare il bucato, attività cui si dedica per suo padre senza lamentarsi.

 

Per contro, il vampiro Edward è la grandiosità mascolina scritta a lettere cubitali.

Ha avuto a disposizione cento anni per raffinarsi e diventare un pozzo di scienza: ha girato il mondo, parla varie lingue, legge nel pensiero della gente.

L’età veneranda non ne farà un vecchio decrepito; dispone anzi di un corpo marmoreo di adolescente ed è abbastanza forte da spezzare alberi come grissini.

Sarebbe un uomo perfetto, non fosse torturato dal desiderio di mordere Bella sul collo.

 

In questo gioco delle parti da retrogrado mondo antico, è fatale che Bella si definisca una luna solitaria, un minuscolo satellite che non può far altro che ruotare attorno all’oscuro astro del suo violentatore.

 

Anche nel “Il secondo sesso Simone De Beauvoir rilevava che una ragazza impara fin dall’ infanzia una dura lezione:

il mondo si definisce senza di lei.   

Il suo futuro dipenderà dal piacere di un uomo, giacché essere donna significa mostrarsi debole, futile, docile.

 

La femminilità è pertanto una rinuncia all’autonomia, per l’appunto la vocazione di Bella a diventare un satellite dell’amato vampiro. 

 

Le ragazze di oggi sono in tutto e per tutto emancipate, costituiscono la maggioranza del corpo studentesco delle università e ottengono voti migliori dei colleghi maschi.

Possibile che si identifichino ancora in fanciulle dalla zucca vuota la cui massima aspirazione sia quella disacrificarsi sull’altare dell’uomo?   

 

Il fatto è che le giovani seguitano a essere bombardate da messaggi intricati riconducibili a due filosofie spicciole e contrastanti.

Da una parte il concetto che l’amore vince ogni cosa è dovunque: è presentato come l’unica chance di salvezza, per una ragazza.

Dall’altra, c’è il concetto che l’amore fa soffrire e che non possono aspettarsi troppo dagli uomini, che dopo tutto vengono da Marte e non da Venere.  

 

  

E ALLORA CHE FARE?

 

 

SECONDO ME C’E’ ASSOLUTAMENTE BISOGNO CHE GLI ADOLESCENTI NON SI IDENTIFICHINO PIU’ IN QUESTI STEREOTIPI!

QUESTO POTRA’ CONCRETIZZARSI SOLO SE GLI ADULTI SARANNO CAPACI DI METTERE IN DISCUSSIONE QUESTI RUOLI ORMAI CONSOLIDATI DA UN BOMBARDAMENTO MEDIATICO-CULTURALE DEVASTANTE CHE INFLUENZA LE RELAZIONI INTERPERSONALI ORMAI DA TROPPO TEMPO E CHE HA PORTATO SOLO GRANDE INFELICITA’ A TUTTI, DONNE E UOMINI.

 

SI POTREBBE ARRIVARE, NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI A CONOSCERSI PER QUELLO CHE SIAMO.

OGNUNO CON LA SUA UNICITA’ NEL RISPETTO DELL’ UNICITA’ DELL’ ALTRO.  

TUTTAVIA SONO COSCIENTE CHE NON SARA’ COSI’ FACILE

 

Elena 

  

 

 


 

 

David Bowie

Image via Wikipedia

Pink Floyd in 1968 (from left to right): Nick ...

Image via Wikipedia

Essenza

Io non credo che, quando si ha la fortuna di conoscere una persona con cui ci si sente a proprio agio da sempre, a cui si confida i pensieri più intimi, a cui ci si apre con tutto il cuore e con tutta l’anima perchè ci si riconosce in lei e quindi sentiamo di poterlo fare, non credo che ci sia la necessità di volerla tutta e sempre solo per sé, se si facesse così, tutto andrebbe perduto: l’incantesimo e la magia di questo bellissimo contatto si frantumerebbe in un attimo!
Io non sento la necessità di possedere nessuno perchè le persone a cui voglio bene le porto con me, perchè sono dentro di me, sono parte di me anche se sono lontane fisicamente mille miglia!  

Osservazioni

Sono molto sconsolata dalle e-mail che mi sono arrivate in questi giorni.
Richieste di amicizia tutte a sfondo sessuale. Che pena!
A me non interessano storie di solo sesso.
Vorrei qualcosa di più, molto di più!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Vorrei poter amare senza essere fraintesa.
Ma probabilmente lo faccio già senza renderme nemmeno conto.
E’ più forte di me!
Sono al di fuori dei soliti e attuali meccanismi di interrelazione uomo-donna.
Ne sono al di fuori da sempre.
Non mi interessa solo ed esclusivamente il sesso.
Amare è anche qualcos’altro: è riconoscersi nei pensieri profondamente.  

Pensieri e parole

Quando si cresce via via si sogna e poi si pretende di essere riconosciuti ed accettati come persone adulte,indipendenti ed autonome. Gli anni che seguono ci stanno stretti finchè non arriva il momento di uscire dalla casa paterna e materna e si entra nella casa dove costruire i nostri ricordi.
La casa dell’indipendenza non è necessariamente fatta di mattoni.
L’indipendenza è una condizione intima, spirituale.
La libertà deve trovare casa dentro di noi.
Solo se sarà così potremo essere veramente liberi e potremo costruire i nostri ricordi.
Indipendentemente dalla piega che prenderà la nostra vita.
 
Sono sola in casa, Irene è andata in discoteca con le sue amiche.
Probabilmente dall’esterno si potrebbe pensare che vivo queate uscite di mia figlia come se fosse una normale routine, ma non è affatto così!
Se si preoccupa Gian, che neanche ci conosce di persona, come non posso essere preocupata io che conosco mia figlia da diciotto anni! Certamente lei come ogni donna DEVE ESSERE LIBERA DI USCIRE senza avere la paura di essere aggredita e violentata, ma io, che non sono con lei, mi aggrappo all’assurda convinzione che da qualche parte ci sia qualcuno che ci protegga. Qualcuno che la tenga lontano dalle situazioni pesanti e pericolose!
E finchè non rientra a casa cerco di mantenere la calma e penso solo che si starà sicuramente divertendo.   
 
La settimana scorsa Gian mi ha chiesto cas’è per me la vita.
E’ una domanda difficile!!
Finchè non mi è successo di restare da sola con mia figlia di appena sei mesi, pensavo che la mia vita fosse piena di certezze. Dopo è seguito un lungo periodo di dolore. Più avanti è arrivato il momento del mettersi in discussione.
Mettendomi in discussione sono arrivati i dubbi e i senzi di colpa. Adesso sono nella fase della consapevolezza.
Adesso finalmente sono più serena, non ho più paura di guardare negli occhi chi il caso o il destino perta sulla mia strada.
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