Certo, sono passati molti anni da quel giorno e col tempo ho anche capito il senso protettivo di quelle parole e adesso sono consapevole della donna che sono diventata: sono un concentrato di sfumature: ci sono mille donne in me contemporaneamente e quindi sfuggo a qualsiasi rappresentazione. Sono l’Elena politica, l’Elena sognatrice, l’Elena romantica, l’Elena dolce, l’Elena che si indigna ……………………e soprattutto anche l’Elena felice di sè.
Archive for febbraio, 2010
Citazioni da un articolo di Tommaso Pincio “Manifesto” del 21.02.2010
UN DILEMMA COMUNE E CRUDELE
Perché milioni di ragazze del terzo millennio si struggono per amori vampireschi? Cosa le spinge a fantasticare su uomini che reprimono a stento l’impulso di ucciderle? La protagonista della “Filosofia di Twilight “, dedicata alla saga di Stephanie Meyer, preferisce salvarsi le tette piuttosto che il cuore. Un modo tra tanti di dire no alla vital
Il no più estremo che un individuo possa concepire è il no alla propria esistenza! Ma gridare no! è già espressione di un articolato sì, e dunque di un ideale positivo di umanità. Il no estremo pare inconciliabile con l’ipotesi di un articolato sì, comunque l’impulso di morire non deve essere necessariamente inteso come un gesto negativo, poiché può essere l’espressione della richiesta di un’esistenza più piena.
Se ci si preoccupa tanto del proprio seno è perché lo si scambia per la parte più vitale che un donna possa avere: c’è una grande fetta di donne che oggi è convinta che le tette siano il loro vero cuore.
La difficoltà di capacitarsi dell’insensatezza del mondo non è poi così lontana dal disagio di una donna che vede il proprio corpo considerato come un vuoto ricettacolo per il desiderio maschile. In maniera analoga, l’uomo si sente come il ricettacolo dell’assurdità del mondo. Quindi i messaggi intricati che ricevono le ragazze nell’era della mercificazione sono contrastanti quanto l’aflato dell’uomo verso l’infinito e l’irrimediabile condizione di finitezza cui è costretto.
Perché milioni di ragazze del terzo millennio si struggono per amori vampireschi?
Cosa le spinge a fantasticare su uomini che reprimono a stento l’impulso di ucciderle?
L’ideale di donna che viene proposto nella saga è quello di una donna che non ha alcunché di speciale,
eccetto una spiccata inclinazione al sacrificio e la dote di attirare l’attenzione dei ragazzi.
Bella non ha particolari interessi o talenti; è incapace in ogni attività.
E’ un esempio di inettitudine e insicurezza femminile esageratamente stereotipato.
Le sue uniche abilità, guarda caso, sono cucinare e fare il bucato, attività cui si dedica per suo padre senza lamentarsi.
Per contro, il vampiro Edward è la grandiosità mascolina scritta a lettere cubitali.
Ha avuto a disposizione cento anni per raffinarsi e diventare un pozzo di scienza: ha girato il mondo, parla varie lingue, legge nel pensiero della gente.
L’età veneranda non ne farà un vecchio decrepito; dispone anzi di un corpo marmoreo di adolescente ed è abbastanza forte da spezzare alberi come grissini.
Sarebbe un uomo perfetto, non fosse torturato dal desiderio di mordere Bella sul collo.
In questo gioco delle parti da retrogrado mondo antico, è fatale che Bella si definisca una luna solitaria, un minuscolo satellite che non può far altro che ruotare attorno all’oscuro astro del suo violentatore.
Anche nel “Il secondo sesso” Simone De Beauvoir rilevava che una ragazza impara fin dall’ infanzia una dura lezione:
il mondo si definisce senza di lei.
Il suo futuro dipenderà dal piacere di un uomo, giacché essere donna significa mostrarsi debole, futile, docile.
La femminilità è pertanto una rinuncia all’autonomia, per l’appunto la vocazione di Bella a diventare un satellite dell’amato vampiro.
Le ragazze di oggi sono in tutto e per tutto emancipate, costituiscono la maggioranza del corpo studentesco delle università e ottengono voti migliori dei colleghi maschi.
Possibile che si identifichino ancora in fanciulle dalla zucca vuota la cui massima aspirazione sia quella disacrificarsi sull’altare dell’uomo?
Il fatto è che le giovani seguitano a essere bombardate da messaggi intricati riconducibili a due filosofie spicciole e contrastanti.
Da una parte il concetto che l’amore vince ogni cosa è dovunque: è presentato come l’unica chance di salvezza, per una ragazza.
Dall’altra, c’è il concetto che l’amore fa soffrire e che non possono aspettarsi troppo dagli uomini, che dopo tutto vengono da Marte e non da Venere.
E ALLORA CHE FARE?
SECONDO ME C’E’ ASSOLUTAMENTE BISOGNO CHE GLI ADOLESCENTI NON SI IDENTIFICHINO PIU’ IN QUESTI STEREOTIPI!
QUESTO POTRA’ CONCRETIZZARSI SOLO SE GLI ADULTI SARANNO CAPACI DI METTERE IN DISCUSSIONE QUESTI RUOLI ORMAI CONSOLIDATI DA UN BOMBARDAMENTO MEDIATICO-CULTURALE DEVASTANTE CHE INFLUENZA LE RELAZIONI INTERPERSONALI ORMAI DA TROPPO TEMPO E CHE HA PORTATO SOLO GRANDE INFELICITA’ A TUTTI, DONNE E UOMINI.
SI POTREBBE ARRIVARE, NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI A CONOSCERSI PER QUELLO CHE SIAMO.
OGNUNO CON LA SUA UNICITA’ NEL RISPETTO DELL’ UNICITA’ DELL’ ALTRO.
TUTTAVIA SONO COSCIENTE CHE NON SARA’ COSI’ FACILE
Elena