Archive for aprile, 2013


Triskel182

La politica è l’arte di scegliere come distribuire risorse scarse sapendo che non si possono accontentare tutti. Che qualcuno protesterà, ma non sempre chi urla più forte ha anche ragione. Il governo di Enrico Letta nasce invece promettendo tutto a tutti. Il primo risultato concreto lo incassano Silvio Berlusconi e il suo Pdl che avevano vincolato la fiducia alla cancellazione dell’Imu. L’odiata imposta sugli immobili viene sospesa, a giugno non si pagherà in attesa di una riforma complessiva. Eppure Letta impronta il suo discorso di insediamento su un’altra linea: la priorità del Paese è il lavoro, la coesione sociale dipende dalla capacità del governo di arginare il numero dei disoccupati. Non c’è razionalità economica nel cominciare invece dall’Imu.

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Elena

L’ eleganza del riccio 

PIOGGIA D’ESTATE

Capitolo terzo 

Sotto la campana di vetro cadono i fiocchi di neve.

Non avevo nemmeno sette anni e già sapevo che la lenta melopea dei corpuscoli ovattati

 prefigurava ciò che prova il cuore durante una grande gioia.

La durata rallenta e si dilata, nell’ assenza di urti il balletto diventa eterno e,

quando l’ultimo fiocco si posa, sappiamo di aver vissuto quel “fuori dal tempo”

che è il segno delle grandi illuminazioni.

Da bambina spesso mi chiedevo se mi sarebbe stato concesso vivere istanti simili,

stare al centro del lento e maestoso balletto dei fiocchi di neve,

strappata finalmente alla triste frenesia del tempo.

Ci si sente così a rimanere nudi?

Privato il corpo degli abiti,

la mente resta tuttavia ingombra di ornamenti.

Ma l’invito di monsieur Ozu aveva suscitato in me

quella sensazione di nudità completa

che è propria solo…

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Triskel182

francescoIOR, FRANCESCO CHIEDE L’ELENCO DEI TITOLARI DI CONTO CORRENTE DELL’ISTITUTO DELLA CHIESA.

Su quei conti aperti Oltretevere, inaccessibili da sempre, sembrerebbe che Papa Francesco I voglia fare chiarezza. Perché, secondo una notizia riportata dal sito on line del quotidiano La Stampa, Papa Bergoglio ha chiesto la documentazione alla dirigenza dell’Istituto delle Opere Religiose, compresa la lista dei correntisti. Anche quelli laici, quindi. I titolari di conti correnti di cui quasi mai si è saputo il nome. Neanche la magistratura italiana, che dal 2010 indaga sullo Ior, è riuscita a superare quell’ostacolo che permetteva a chi portasse i propri soldi dentro le Mura leonine di mantenere la riservatezza e l’anonimato. 

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http://youtu.be/Xf4QwiKf1bw

Triskel182

https://www.youtube.com/watch?v=124-zgBXEUk

Nel giorno dove si festeggia il 25 aprile (con un intervento in trasmissione di Roberto Saviano ) e la giornata della liberazione dal nazifascismo, il dibattito politico è concentrato sulla formazione del nuovo governo e sulle spaccature dentro il PD. Il partito della non vittoria alle passate elezioni.

Nella copertina della puntata, Santoro ha difeso le celebrazioni di questa giornata (il 25 aprile è ancora vivo) e ha parlato della crisi dentro la sinistra citando una vecchia puntata di Samarcanda. Era il 1992, e nel quartiere delle Vallette a Torino si protestava contro la chiusura degli asili. Santoro mandò in quel quartiere Maurizio Torrealta, chiedendo alla gente di scendere in strada.
Il giornalista si trovò di fronte un mare di folla che gridava basta tasse, basta tagli alla scuola, nessuno ci rappresenta in politica.

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Triskel182

FranciaQuattordicesimo paese al mondo.La Francia dice sì ai matrimoni gay.

SONO state centinaia di migliaia i francesi scesi in piazza in questi ultimi mesi per manifestare contro la proposta di legge sul matrimonio e sull’adozione delle coppie omosessuali.

Famiglie intere che si sono ritrovate in strada per denunciare in tutti i modi quella che, per loro, non era altro che la distruzione definitiva di un’istituzione secolare. Giovani e meno giovani, cattolici praticanti e militanti dell’Ump, musulmani e simpatizzanti del Front National, tutti insieme contro il “matrimonio per tutti”. Ma il governo socialista non si è lasciato influenzare e, nonostante le proteste fossero aumentate in questi ultimi giorni, è riuscito a tenere la promessa fatta in campagna elettorale da François Hollande.

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La lettera.

CARO direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l’articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti.

E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all’interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice «non c’è problema », non gira la testa dall’altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com’è andata concretamente a finire. La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l’esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all’assassinio di Giovanni Falcone, l’esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l’immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d’uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato “imposto da Pannella”. Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l’infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese. Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l’esame del sangue di costituziona-lità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell’imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica nel corso di tanti anni sull’intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell’agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituziona-lità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo. Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell’iter che l’ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all’area della sinistra italiana siano state snobbate dall’ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l’attenzione del Movimento 5Stelle. L’analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi. Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l’immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l’alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete. Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull’intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica. Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.

Da La Repubblica del 22/04/2013.

 

Il ciuffo di prezzemolo

La differenza tra il guardare e il vedere.

«Un uomo nasce artista cosi come un ippopotamo nasce ippopotamo» sosteneva, «e artisti non si può diventare, cosi come non possiamo diventare giraffe.» Dunque non gli importava affatto se i suoi studenti dell’East End uscivano dalle sue lezioni incapaci di produrre qualcosa che si potesse esporre in una galleria: «I miei sforzi non puntano a fare di un carpentiere un artista, ma a renderlo più felice come carpentiere» dichiarò nel 1857 davanti a una Commissione Reale sul disegno. Lui stesso, ammetteva, era ben lungi dall’essere un artista di talento. «In vita mia non ho mai visto disegni di bambini così poco originali o efficaci nella memoria» diceva della propria produzione artistica infantile. «Non ero capace di raffigurare un bei niente, ne un gatto, ne un topo, ne una barca o un pennello.»

Se per Ruskin il disegno aveva dunque valore a prescindere dal talento del singolo individuo, era perché imparare a disegnare significava imparare a vedere: a notare davvero anziché a guardare e basta. Nel processo di ricostruzione personale di ciò che abbiamo davanti agli occhi sembriamo infatti migrare naturalmente da una posizione in cui stiamo solo osservando la bellezza, a una in cui acquistiamo una comprensione profonda, e dunque una memoria più salda, delle sue parti costitutive.

Così un commerciante che aveva frequentato il Working Men’s College riportò ciò che Ruskin aveva detto alla classe al termine del corso: «E ora, cari signori, tenete bene a mente che io non ho mai cercato di insegnarvi a disegnare, ma solo a vedere. Due tizi attraversano il Clare Market: uno ne esce uguaIe a quando era entrato, l’altro invece nota un ciuffo di prezzemolo che penzola dalla cesta di una venditrice di burro e porta via con sé immagini di bellezza che per molto tempo incorporerà nel suo lavoro quotidiano. Ecco, io desidero che voi vediate cose come queste».

A. De Botton

Dal libro: L’arte di viaggiare

#M5S e la strategia della tensione.

Triskel182

Manifestazione

MILITANTI, CITTADINI, DEPUTATI: RESTANO TUTTO IL GIORNO DAVANTI ALLA CAMERA. PRESIDIO FINO A NOTTE E CORTEO VERSO IL QUIRINALE.

Quando dall’interno del Palazzo arriva la notizia dell’elezione di Giorgio Napolitano, la piazza, all’unisono, urla “vergogna, vergogna”. E poi venduti, mafiosi, maledetta casta, e ancora vergogna. Montecitorio è assediato da tutti i lati. “Noi non ce ne andiamo”, urlano, “vogliamo occupare il Parlamento”. Si forma un corteo che vuole dirigersi verso il Quirinale. “One solution revolution”, c’è scritto sullo striscione che lo apre. La tensione è altissima, la Camera è “circondata”. Tutto bloccato, la piazzetta e i vicoli che guardano all’obelisco e all’ingresso della Camera, il varco di Largo Chigi transennato e presidiato da poliziotti in assetto antisommossa e le stradine accanto. Tutte zeppe di gente indignata per una soluzione che ha frantumato il Pd, decretato il rientro sulla scena politica da vincitore assoluto di Silvio Berlusconi, raggiante come neppure nel…

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Terra Santa Libera

Il folle progetto sionista si realizzerá con la pulizia etnica locale e la ricostruzione del tempio sul Monte Moriah

noisuXeroi

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Passare passioni, poesia, bellezza. Essere. Antigone contraria all'accidia del vivere quotidiano

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